Ha cominciato a sviluppare interesse per la medicina un paio di anni fa, sebbene già da tempo avesse chiaro il suo futuro professionale in ambito scientifico. Ma Marco Zenari, 19enne di Mezzane di Sotto, nel Veronese, non avrebbe mai immaginato di strappare un record ancora prima di iniziare il percorso universitario: il punteggio massimo (90 su 90) al test di ammissione all’Università di di Verona. Certo, le premesse c’erano tutte: fresco diplomato con 100 e lode al liceo Copernico di San Michele, Zenari ha affrontato la prova con una certa disinvoltura pur senza illudersi. Invece, rispetto ad una performance generale non certo brillante (i non idonei sono stati moltissimi, sia pure a fronte di una soglia di ammissione pari a 33.9), Marco ha azzeccato tutte e 60 le domande. «Anche per me è stata una sorpresa – confessa il giovane studente -, soprattutto perché non pensavo di fare il massimo. Diciamo che è andata bene».
Il primo medico in famiglia
Qualche cifra: il 6 settembre sono stati 785 i candidati che hanno sostenuto il test al Polo Zanotto, e 1.131 quelli che avevano indicato Verona come prima scelta. Per appena 225 posti a disposizione. In tutta Italia, gli aspiranti medici sono stati 56.775. E Marco avrebbe fatto meglio degli altri, sia a livello locale sia su scala nazionale (la graduatoria definitiva uscirà oggi). Ora la strada può dirsi spianata: il giovane veronese affronterà i 5-6 anni di studi, durante i quali deciderà quale percorso specialistico intraprendere. «Sono interessato soprattutto ad immunologia, neurologia ed endocrinologia, della medicina legata al benessere, all’attività scientifica e alla dietologia. Preferirei farlo in Italia, amo il mio Paese e vorrei continuare a lavorare qui» spiega, senza comunque escludere una o più tappe all’estero per affinare la sua preparazione. Il (primo) successo di Marco Zenari assume un significato ancora più particolare perché nessun altro, fra i familiari, aveva mai intrapreso la strada della medicina: madre insegnante di lingue, padre dirigente di azienda, Zenari sarà il primo camice bianco di famiglia. Una bella sfida. «Non vedo l’ora di iniziare. Ero comunque sicuro di formarmi nell’ambito delle materie scientifiche, mi sono sempre piaciute biologia, biotecnologie, chimica, matematica e fisica», afferma.
Ma qual è stata la parte più complessa del test di ammissione? «La comprensione del testo, come anche le domande di cultura generale. Riguardo alla biologia, materia complicata, ho adottato il criterio del ragionamento logico, e non è stato particolarmente difficile rispondere». Esattamente il contrario, però, a quanto accaduto ad altre centinaia di giovani che hanno fallito il test. Inevitabile pensare, in questo senso, a quanto abbiano influito i due anni di pandemia sulla formazione generale degli studenti. Marco Zenari non nasconde le difficoltà vissute durante il Covid, «anche se ho sempre seguito ogni lezione, sia pure a distanza. E tenuto il passo con lo studio: non ho mai acceso il computer per poi distrarmi o fare altro. Comunque sia preferisco di gran lunga le lezioni in presenza». La fase pandemica è stata tuttavia un’occasione per riflettere sull’ondata di scetticismo riguardo alla scienza, ai vaccini e alla medicina in generale. «Mi dispiace molto che un medico specialista sia messo in discussione», dice. E sul numero chiuso per l’accesso a Medicina, Zenari riflette sulla situazione attuale in Italia: «Se mancano risorse e investimenti è inevitabile. Credo – conclude – che il governo debba investire di più su scuola, ricerca e università. Solo così si potrà superare il problema».
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