Funziona con la batteria di una motocicletta. Resiste al freddo e alla pioggia e permette di caricare fino a 12 cellulari alla volta l’alimentatore portatile costruito dagli studenti del liceo Copernico di San Michele e donato all’associazione veronese One Bridge To Idomeni perché venga collocato lungo la rotta balcanica, attraversata ogni giorno da migliaia di migranti che bussano alle porte dell’Europa.
«Ha le dimensioni di una scatola da scarpe, è facilmente trasportabile e nell’arco di una giornata è in grado di fornire una carica completa a circa 24 cellulari. Questo caricabatterie innovativo, progettato da Verona FabLab e realizzato dai nostri alunni, è già arrivato a destinazione per essere posizionato in uno dei tanti campi profughi improvvisati che si trovano nei boschi della Bosnia. Qui, i volontari si occuperanno di ricaricarlo ogni notte e di fornire i cavi di collegamento a chi dovesse esserne sprovvisto», spiega la professoressa Alessandra Martinelli, docente di matematica e fisica al liceo Copernico e referente di questo progetto solidale.
L’«alveare»
L’alimentatore si chiama «Bee Hive», «alveare»; nome scelto per simboleggiare un luogo sicuro, in questo caso dove trovare soluzione a una necessità quotidiana come quella di ricaricare il telefonino, strumento basilare per la sopravvivenza durante il tragitto. Lo hanno messo a punto 25 ragazzi e ragazze delle classi del triennio, lavorando su un progetto ideato da Verona FabLab e assemblando tutti le componenti all’interno del laboratorio Steam della scuola, uno spazio creato appositamente per avvicinare gli studenti alle materie scientifiche attraverso un approccio diretto e pratico.
La progettazione
«Ragazzi e ragazze hanno aderito in maniera spontanea a questa iniziativa che si è svolta in orario extrascolastico. Hanno potuto occuparsi di stampa in 3D, usando un’apparecchiatura in dotazione alla scuola, di circuiti e di collegamenti elettrici e di stilare un piccolo manuale di istruzioni», puntualizza la docente.
La parte pratica è stata preceduta da una lezione teorica a cura degli operatori di One Bridge To Idomeni. «Sono stati affrontati i vari aspetti della migrazione, si è parlato dei diritti dei migranti e di alcuni luoghi comuni ancora da sfatare, come quello che possedere un telefonino rappresenti un evidente indizio di benessere e che quindi i profughi non abbiamo bisogno di aiuto. Gli studenti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con una realtà poco conosciuta e hanno apprezzato la possibilità di dare un contributo concreto», evidenzia l’insegnante.
Laura Perina
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